I passi della Chiesa a Palangkaraya

mons. Aloisius Sutrisnaatmaka MSF

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Nell’attuale contesto di globalisazione culturale, in cui le particolarità e le identità vengono triturate e mescolate e, poi, rinascono con tratti di fondamentalismo e xenofobia, è sorprendentemente evangelico quello che accade nella diocesi di Palangkaraya, isola di Kalimantan, Indonesia:

alla festa di Natale e altre feste cristiane, una settantina di capi mussulmani arrivano davanti alla residenza episcopale per salutare, in nome della comunità islamica, la minoranza cristiana; e, nelle feste sacre musulmane, la modesta comunità cattolica invia una decina dei suoi capi per salutare la comunità musulmana.

Chi ci racconta questo è Monsignore Aloisio Sutrisnaatmaka msf, vescovo della diocesi di Palangkaraya. Mons. Sutrisna ha compiuto 57 anni, è vescovo dal 2001, ed è convalescente d’una grave malattia epatica  (calcoli al pancreas), la quale lo ha portato all’ ospedale di Singapore, allontanandolo temporaneamente dal suo lavoro pastorale e lasciandolo con soltanto 57 kg. Di peso Il mese di febbraio è stato a Roma per partecipare ad alcuni eventi organizzati dalla Comunità di San Egidio ed è stato alcuni giorni nella Casa Generalizia.

La diocesi di Palangkaraya ha un territorio di 151.000 km² (la metà di tutta l’ Italia!) e approssimativamente 2 milione di abitanti, così distribuiti: 50% sono mussulmani; 20% sono cristiani evangelici; 15% appartengono alle religione tribali; 12% appartengono a diverse religioni; 3% sono cattolici. Il totale di 61.000 cattolici della diocesi sono sparsi nelle 21 parrocchie nelle quali 5 sono state create negli ultimi 10 anni, e possono contare con il servizio pastorale di 43 sacerdoti (diocesani e di diverse congregazioni religiose) e 110 Suore (di 11 diverse congregazioni).

Secondo mons. Sutrisna, le principali sfide che la diocesi vuole affrontare sono: lo sviluppo di una fede più profonda, in grado di supportare la difesa della dignità umana, la cura del ceto medio e l’inculturazione; migliorare la situazione di povertà che colpisce 80% della popolazione; affrontare il basso livello dell’educazione (la scuola funziona soltanto 2-3 ore, 3-4 giorni alla settimana); superare le malattie endemiche, come malaria e diarrea.

Dopo quasi 10 anni di lavoro nel governo della diocesi, mons. Sutrisna racconta di alcuni passi che sono stati realizzati: la costruzione d’un Seminario Minore, con l’obiettivo di accogliere le vocazioni dei Dayak, maggioritarie nella regione, e che conta oggi 18 seminaristi; la fondazione d’un Istituto per la formazione di catechiste ed evangelizzatori; la costruzione d’una casa per incontri e per la convivenza del clero diocesano; la manutenzione di scuole cattoliche diocesane, le quali offrono corsi a livellio scolare elementare e superiore, dove la maggioranza degli studenti (80%) sono mussulmani.

I Missionari della Sacra Famiglia sono presenti nella regione della diocesi dal 1940 e, per decenni, sono stati l’unica presenza sacerdotale. Secondo Monsignore, i bravi missionari venuti dall’ Olanda, dalla  Germania e dalla Polonia hanno lasciato delle impronte profonde nella vita del popolo. Oggi la diocesi è curata da 11 MSF inviati dalle Province MSF di Giava e Kalimantan. Della comunità presbiterale diocesana fanno parte anche sacerdoti diocesani (14), Verbiti (7), Cappuccini (4), Redentoristi (4), Carmelitani (2) e Passionisti (1).

Secondo il Vescovo, più o meno il 90% delle parrocchie della diocesi ha l’ufficio di Pastorale per le Famiglie, che è ben organizzato e che funziona a tempo pieno.  Infatti  questo dimostra che i nostri confratelli, sotto il coordinamento e l’animazione di mons. Sutrisna, prendono sul serio questo aspetto prioritario del nostro carisma. La Pastorale per le Vocazione riceve anche una buona attenzione, nonostante la mancanza di disciplina ed di abitudine allo studio nella gioventù, incluso il Seminario Minore. Ma la formazione è qui proprio per aiutare a superare queste lacune.

Itacir Brassiani msf

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