San Giuseppe, il marito di Maria

San Giuseppe

Sacra Famiglia
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Il 19 marzo celebriamo la festa di San Giuseppe, lo sposo di Maria, e questa festa ci invita a prendere sul serio il suo matrimonio con Maria. Giuseppe fu davvero e pienamente marito di Maria.

I vangeli ce lo presentano come discendente di Davide e lo definiscono sobriamente come “lo sposo di Maria, cioè di colei dalla quale nacque Gesù, chiamato il Messia” (Mt 1,16). Proprio in questa occasione, e con l’aiuto del libro “Joseph, Maria, Jesus”, di Lucine Deiss (Versailles: Saint-Paul, 1997), sembra opportuno meditare su cosa significhi questo per la nostra fede.

Giuseppe e Maria

Per cominciare, possiamo dire che la missione fondamentale di Giuseppe verso Gesù è stata quella di riassumere e testimoniare con la vita la tradizione dei grandi patriarchi e collegarlo colla discendenza di Davide e nell’ aspettativa della venuta d’un Messia povero ed umile. E questo significa specialmente aiutare Gesù a stabilirsi nella periferia della Galilea e percorrere la strada dell’ esodo per assumere in prima persona la storia di sofferenza ed speranza del suo popolo.

Dovremo fare attenzione e non presentare Giuseppe e Maria separati uno dell’altro o lontani da Gesù. I vangeli vogliono presentare Giuseppe sempre nel suo rapporto con Maria: lui è il suo fidanzato, promesso in matrimonio (cf. Mt 1,18; Lc 1,27). Ambedue entrano nei vangeli nella prospettiva della presentazione di Gesù, la Bona Novella di Dio. Sappiamo che il fidanzamento era celebrato dopo che le ragazze arrivavano ai 12 anni e i ragazzi ai 13, ed aveva valore come matrimonio, così che se uno dei fidanzati moriva prima di sposarsi, l’altro veniva considerato vedovo.

Come il più felice degli uomini

Essendo piena di grazia e benedetta, Maria fu anche una grazia ed una benedizione nella vita di Giuseppe. Come ascoltatore assiduo della Parola di Dio, Giuseppe sapeva che “coloro che si trovano una sposa, trovano la felicità e ottengono la benevolenza del Signore” (Pr 18,22). Come ogni ebreo osservante, Giuseppe ha atteso il giorno nel quale gioire con la sua sposa. Gli piaceva immaginarla come una ‘bella gazzella’ ed desiderava l’ebbrezza delle sue carezze (cf. Pr 5,18-19). Giuseppe ha assaporato la verità delle parole di Ben Sirach : “La bellezza della donna fa risplendere la faccia di gioia e supera tutti i desideri dell’ uomo. Nelle sue labbra c’è bontà e dolcezza, il suo marito è il più felice degli uomini” (Sir 36,22-23).

Però, più che bellezza e charme, Giuseppe vedeva nella sua fidanzata e sposa l’immagine della profetessa e della leader del suo popolo. Esso la paragonava a Giaele, anche lei benedetta fra le donne, bella e generosa compagna di Heber, coraggiosa lottatrice che uccise Sisara (cf. Giudici 5,24-27). Allo stesso tempo, Giuseppe vedeva Maria accanto a Giudittta, vedova, che è rimasta fedele al suo popolo, “più benedetta di tutte le donne della terra” per avere ingannato e vinto il capo di coloro che opprimevano il suo popolo (cf. Giudittta 13,17-20).

Sacra Famiglia_Missionari della Sacra Famiglia_MainzConiugando fantasia ed informazioni storiche, possiamo immaginare la celebrazione delle nozze di Giuseppe e Maria nella tradizione giudaica. Furono 7 giorni di festa, ad iniziare con il corteo delle amiche che accompagnavano Maria alla casa di Giuseppe. Come descrivere le parole dette da Giuseppe al momento della tradizionale lode pubblica sulla bellezza della sua amata? Ha usato forse le stesse parole dell’ Angelo per dire che in lei la grazia e la bellezza trasbordavano? Ha forse ripetuto l’elogio di Elisabetta per dire che lei era benedetta fra tutte le donne? E quale emozione ha provato al momento di bere dalla stessa coppa di vino con Maria?

Una vera coppia

Celebrare Giuseppe come sposo di Maria significa anche affermare che lui praticamente non esiste senza questo rapporto con Maria, la vocazione della quale era quella di essere la madre di Gesù. Giuseppe e Maria vivono la relazione coniugale dentro ad una cornice telogico-spirituale, nella quale la vocazione d’ognuno viene rispettata e rafforzata, ma il matrimonio rimane un dato antropologico ed un avvenimento sociale nell’ambito culturale giudaico.

Giuseppe e Maria formano una vera coppia, nella quale l’ amore profondo e trasparente è costituito dal vincolo di unità e dalla forza di crescita e trascendenza. Sarebbe normale un matrimonio nel quale il marito e la moglie rinunciano ai rapporti intimi ed ai figli? È così, l’amore più sublime e spirituale ha le sue radici nell’ umiltà della carne. E i figli sono la benedizione divina che incoronano l’amore.

 

L’amore fra Giuseppe e Maria è un amore verginale, ossia, umanamente trasparente e maturo. Possiamo dire dell’amore fra Giuseppe e Maria ciò che il Catechismo dice della verginità di Maria, ossia, che il carattere verginale del amore si identifica più con la fede, coll’ apertura e colla fiducia piena nell’ azione di Dio, che non con il suo aspetto fisico? (cf. CIC 506). Il senso teologico-spirituale della verginità và oltre la continenza o una membrana inviolata.

Nel caso di Giuseppe e Maria troviamo un amore degno del suo nome, un amore “che non conosce la morsa del peccato, ma soltanto il bacio della grazia. Un amore che mai è stato possesso egoistico della persona amata, ma sempre ed unicamente pura oblazione. Un amore che accoglie tutte le ricchezze della diversità sessuale e la trasforma in doni di grazia ” (Lucien Deiss, p. 47). In questa prospettiva, l’amore della coppia Giuseppe e Maria può essere un’ ispirazione per tutte le coppie.

L’amato di Maria

Che Giuseppe sia l’amato e il vero sposo di Maria non è una concessione che dobbiamo fare di mala voglia davanti agli scomodi testimoni delle scritture. Anzi, è una buona novella pregna di gioia e di conseguenze per la spiritualità cristiana, specialmente per la spiritualità delle coppie. L’amore matrimoniale è uno spazio e una sfida assunta dal nostro Dio per farsi presente nella storia. La santità e la liberazione non possono essere raggiunte nonostante il matrimonio, ma proprio tramite il matrimonio ed i vincoli famigliari, sempre che rimangono aperti alla dimensione universale del regno di Dio. Il matrimonio è chiamato ad essere sacramento della relazione fra Dio e la comunità dei discepoli, e la scelta del celibato non può basarsi sul disprezzo della vita matrimoniale.

“Non sarebbe stato bene se Maria fosse stata sola nella nascita di Gesù a Betlemme. Non sarebbe stato bene se Maria avesse assunto da sola l’educazione del figlio suo, specialmente allo svegliarsi della sua intelligenza e nella formazione del suo equilibrio affettivo. Non sarebbe stato bene se Maria fosse rimasta senza nessuno al suo fianco al tempo della crisi dell’adolescenza di suo figlio. È stato bene che Giuseppe abbia partecipato alla dedizione di Maria a Gesù. È stato bene anche che Maria abbia coinvolto Giuseppe con la sua tenerezza e lo abbia fatto pienamente felice come capo della Sacra Famiglia” (Lucien Deiss, p. 49-50).

Scintilla del amore del Padre

Nella condizione di sposo di Maria, Giuseppe fu anche padre adottivo e custode di Gesù Cristo, il tesoro prezioso che Dio dona all’umanità. Usando un linguaggio pietoso e poetico, P. Berthier scrive: Gesù si sentiva meglio nelle mani di Giuseppe che non in quelle dei cherubini”, giacché “avendo Dio scelto Giuseppe per essere padre del suo Figlio unico nel mondo, contemporaneamente e in qualche modo, ha fatto brillare in lui alcuni raggi e scintille del suo infinito amore per il Figlio” (Le prêtre, vol. II, p. 797; 801).

“Oh Dio Padre, tu hai voluto che tuo Figlio fosse chiamato figlio di Giuseppe per compiere la promessa fatta a Davide: insegnaci a scoprire ed apprezzare la bellezza e la profondità dell’ alleanza matrimoniale. Fa’ che il nostro amore sia sempre più generoso e maturo, in grado di rispettare le differenze e gioire di esse. Insegnaci l’apertura e l’obbedienza alla tua Parola, specialmente nei momenti più difficili della nostra vita. Aiutaci ad accogliere con semplicità il mistero dell’ Incarnazione negli avvenimenti della vita. Illumina la nostra intelligenza e il nostro cuore, affinché siamo in grado di fare della nostra famiglia e della nostra comunità delle vere scuole di accoglienza e solidarietà.

P. Itacir Brassiani msf

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