Come argilla nelle mani del vasaio

Jean Berthier
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Il 8 settembre 1865 P. Giovanni Berthier ha finito il suo noviziato e ha fatto la sua professione religiosa come Missionario della Madonna di La Salette. I propositi personali che lui ha scritto nell’occasione del ritiro durante la preparazione ai voti sono una preziosa testimonianza che rivela il suo cuore e ci aiutano a capire sua comprensione sulla vita consacrata.

P. Berthier capisce la vita consacrata come una via di crescita e santificazione che può essere percorsa soltanto con aiuto e orientazione delle persone mature e qualificate. Lui scrive esplicitamente che “quello chi pretende essere guida di se stesso si confida in mani insensate”. Perciò P. Berthier si propone mantenersi sempre aperto ai superiori e direttori spirituali.

Questo è anche il nucleo teologico della sua comprensione dell’obbedienza. Per lui l’obbedienza non è semplicemente un’attitudine esterna e meccanica di sommissione ai superiori ma un’attitudine d’apertura che nasce e si alimenta nell’amore personale a Dio e nella relazione con Lui, e questo valore deve essere cercato ed esercitato nella preghiera. “Come io non posso essere obbediente senza amare Dio, farò sforzo per fomentare in me lo spirito di sommissione tramite lo spirito di preghiera.”

Per Berthier la preghiera è una via indispensabile per la crescita, che lui chiama santificazione, ed ha un rapporto molto intimo con il raccoglimento, che è il contrario della dispersione e della esteriorità. “La preghiera è la via più efficace per la propria santificazione… La mia salvezza dipende della preghiera continua, e questo suppone raccoglimento. Perciò amerò mia cela e guarderò il silenzio tanto quanto possibile”. La preghiera è una strada per la santificazione perchè coltiva il dialogo e l’apertura alla volontà di Dio.

Ma per Berthier la preghiera è anche il clima o l’orizzonte indispensabile perché la missione produca frutti. Nelle sue proprie parole, è “l’aiuto più forte per la conversione dei peccatori e la salvazione delle anime.” Perciò lui si propone: “In vista della preghiera lascerò a canto altri impegni, inclusi coloro chi mi sembrano importanti. Avanti di salire al pulpito, pregherò con ardore e mi convincerò che sono incapace di fare da solo il bene alle anime.”

Consolidando la consapevolezza dei propri limite e della assoluta dipendenza della grazie di Dio, la preghiera è anche una medicina efficace contro l’orgoglio. “Dopo la meditazione, rinnoverò sempre mio proposito di lottare contro l’orgoglio… L’orgoglio è un segno di disordine e provoca confusione. Il vero onore è assomigliarsi a Te per l’umiltà.” Per il P. Berthier, Gesù Cristo rivela Dio più per l’umiltà e compassione che per il potere.

Berthier sottolinea sua condizione di povero davanti Dio, la umiltà in suo senso teologico e sua forza rigeneratrice: “Signore, Tu sei il creatore e noi siamo soltanto argilla. Tue mani mi hanno fato e mi hanno donato forma. Io non ho nulla chi mi appartiene fuori il peccato… Io non merito di essere onorato per quello che ho ricevuto da Te.” Questa convinzione che il bene che lui fa’ è azione della grazia di Dio e non è un auto-disprezzo ma la consapevolezza dei limiti umani e riconoscimento della bontà e gratuità di Dio.

In questa prospettiva Berthier scrive: “Non è vero che ci lodino per supposti meriti che, ai tuoi occhi, sono soltanto iniquità? Con maggiore ragione, mai stimolerò elogi rivolti a me, mai farò nulla che ha origine nell’amore proprio e non dirò una sola parola per lodare a me stesso.” E conclude con parole con sapore evangelico: “Che pace incontriamo quando ci collochiamo negli ultimi posti ed amiamo la umiliazione!”

Da questa umiltà d’essere e disponibilità totale alla grazie di Dio nasce in Berthier l’amore e il servizio agli umili e poveri, essenziali alla vita consacrata. “Concedimi, Signore, che io svolga il servizio che mi è stato confidato con dedizione soprattutto ai piccoli e poveri. Che io faccia questo per amore a Te, poiché tu hai voluto farti povero e piccolo per la nostra salvezza. E per edificarci hai scelto i poveri, i deboli e insignificanti e permettesti che i bambini si avvicinassero a Te. Dio mio, che pace prova quello chi serve i poveri!”

Pe. Itacir Brassiani msf

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